Era stata rimessa alle Sezioni Unite la seguente questione: «se, in tema di furto, la circostanza aggravante della destrezza, prevista dall’art. 625, comma primo, n. 4, Codice Penale, sia configurabile quando l’agente si limiti ad approfittare di una situazione di temporanea distrazione della persona offesa».
Nel caso oggetto del giudizio, l’imputato aveva sfruttato la distrazione della titolare di un bar per impossessarsi del computer che la stessa aveva lasciato incustodito sul bancone ed era stato condannato per il delitto di furto aggravato all’esito di entrambi i giudizi di merito.
La Suprema Corte, nella sentenza che qui si segnala (SU_34090_17.pdf) chiarisce che “richiede un comportamento dell’agente, posto in essere prima o durante l’impossessamento del bene mobile altrui, caratterizzato da particolare abilità, astuzia o avvedutezza, idoneo a sorprendere, attenuare o eludere la sorveglianza sul bene stesso”.
In particolare, la Corte conclude riferendo che: ”non sussiste detta aggravante nell’ipotesi di furto commesso da chi si limiti ad approfittare di situazioni, dallo stesso non provocate, di disattenzione o di momentaneo allontanamento del detentore dalla cosa”.