“In materia di reati informatici, l’accertamento dell’indirizzo lP del dispositivo è sufficiente, anche in assenza di ulteriori accertamenti tecnici, alla condanna per accesso abusivo e sostituzione di persona di chi accede al profilo Facebook di un terzo”.
A stabilirlo è la Suprema Corte di Cassazione nella sentenza n. 20485 della Quinta Sezione depositata il giorno 9 maggio 2018.
La pronuncia in parola respinge il ricorso dell’imputato ritenendo superfluo lo svolgimento di ulteriori approfondimenti tecnici necessari per superare i limiti nell’associazione tra l’Internet Protocol (IP) rilevato e utente/proprietario del sistema.
Per la Corte, dunque, è sufficiente l’indirizzo IP, costituito da un codice numerico che identifica univocamente un dispositivo – host – collegato a una rete informatica che utilizza l’Internet Protocol come protocollo di rete.
In altre parole “in caso di condotta di accesso abusivo a sistema informatico e sostituzione di persona su Facebook, può essere sufficiente alla condanna la mera sussistenza di specifiche deduzioni tecniche quali la verifica dell’indirizzo Ip associato al computer dal quale sono stati fatti gli accessi, anche in mancanza di ulteriori elementi tecnici individualizzanti, qualora non sia carente la relativa motivazione del giudice di merito.