Con la sentenza n. 24027 depositata il 29 maggio 2018, la terza sezione penale della Suprema Corte di Cassazione ha affermato che: “L’aver consapevolmente sottaciuto in sede di trattative la manomissione del tachimetro dell’auto usata posta in vendita con un chilometraggio notevolmente inferiore rispetto a quello effettivo ottenendo, così, un prezzo di gran lunga superiore, porta alla condanna per truffa contrattuale.
Vendere un’auto con il tachimetro scalato costituisce truffa contrattuale (e non invece il meno grave reato di truffa in commercio come più volte ribadito la Suprema Corte di Cassazione e da ultimo nella sentenza poco sopra riportata).
Il venditore quindi rischia una condanna penale e la macchia sulla fedina.
Per procedere bisogna denunciare il responsabile – colui con cui cioè è stata portata a termine la trattativa e che ha garantito sulle buone condizioni dell’auto – entro tre mesi da quando ci si è accorti della truffa.
La querela può essere presentata presso i Carabinieri, la polizia o con un atto depositato alla Procura della Repubblica.
Si avvierà il processo penale e le indagini della Procura che dureranno sei mesi, prorogabili una sola volta di altri sei mesi.
All’esito il Pm deciderà se chiedere o meno il rinvio al giudizio.
In caso positivo e qualora la richiesta venga accolta dal giudice, verrà avviato il processo penale vero e proprio.
In questa sede potrai anche costituirti “parte civile” per chiedere il risarcimento del danno.
Si ricorda, tuttavia, che per una maggiore tutela dei propri diritti e interessi è necessario rivolgersi ad un legale che si occupi di diritto e procedura penale.